Cosa serve per diventare imprese “Anti-fragili”
La pandemia da Coronavirus ha stravolto il destino e l’esistenza di numerose fabbriche: ognuna sarà segnata da cicatrici profonde e nuove consapevolezze su come trasformarsi ed evolversi soprattutto in termini di sicurezza.
Una capacità definita “antifragilità”: un termine coniato nel 2012 dallo scrittore Nicholas Taleb per indicare la capacità di reagire ai cambiamenti, seguendo nuove strade, adattandosi a nuove esigenze e trovando in esse più opportunità di crescita.
Tra tutti i settori colpiti da questa rivoluzione mondiale in molti cederanno, piegati dalla crisi, senza riuscire ad agire, altri terranno botta, sopravvivendo con grandi sforzi e sacrifici e altri ancora c cambieranno completamente pelle, operando profonde trasformazioni nel proprio modo di lavorare. È in questa capacità di saper cavalcare le onde minacciose, intraprendendo nuove rotte e cambiando modello di business che si rivela l’essenza di quell’antifragilità volta a una vera e propria evoluzione.
Le crisi costringono ai cambiamenti
La crisi che stiamo attraversando non ha provocato solo un calo dei fatturati, ma in molti casi ha cambiato domanda e offerta, costringendo le aziende a muoversi su nuove strade, senza per questo dover trasformare apparati e macchinari: ciò che diventa vitale è l’adozione di nuovi approcci, di modelli organizzativi più agili, interconnessi, digitalizzati. Tutto questo è possibile entrando nel mondo dell’Intelligenza artificiale, di una tecnologia fatta di dati e machine learning: una nuova era in cui i computer percepiscono il mondo, rilevano nuovi modelli e trovano nuove correlazioni. Trasformare business, prodotti e operazioni non basta se non si interviene anche sui lavoratori, istruendoli a un nuovo rapporto con le macchine e a diventare dei “problem-solvers”: questo è esser antifragili e andare avanti.